Storia
Gonzaga
è il paese d'origine dell'omonima famiglia, che
dominò lo stato di Mantova dal 1328 al 1707.
La corte di Gonzaga appare nei documenti verso la fine del primo
millennio dopo Cristo: si tratta di un'isola, collocata tra i vari
corsi del Po, non ancora arginato, in una zona paludosa ove le terre
emerse erano ricche di una folta vegetazione e conservavano modeste
vestigia umane.
Nel 967 la corte, con la cappella di San Benedetto ivi
esistente,
fu oggetto di uno scambio tra l'abbazia di Leno (Brescia) e Adalberto
Atto di Canossa. Alla fine del secolo XI, in epoca matildica, la chiesa
fu ricostruita in forme romaniche, significativa per caratteri e
dimensioni, e venne sottoposta al vicino cenobio di Polirone, che nel
piccolo monastero di Gonzaga conservò per vari secoli alcuni
monaci ed un priore. Nel sec. XV la chiesa fu affidata a commendatari,
ed infine al clero secolare, rimanendo soggetta alla diocesi di Reggio
Emilia fino al 1820. L'edificio attuale conserva alcune strutture della
chiesa romanica.
(Da Diocesi
di Mantova)
Da
Istoria
ecclesiastica di Ippolito Donesmondi, 1612
Il
Santuario
trae origine da un evento miracoloso di cui fu protagonista il
Marchese Francesco II Gonzaga, illeso dopo una grave caduta da cavallo
sulla strada per Reggiolo.
Per la sua salute il fratello agostiniano Gerolamo Redini da Castel
Goffredo, a lui vicino, aveva implorato l'intervento della Vergine la
cui effigie era raffigurata su un capitello, facendo voto di costruire
sul luogo una chiesetta in suo onore.
Nel 1490 la chiesuola fu costruita e accanto ad essa un convento(1),
ottenendo dal pontefice Alessandro II il riconoscimento della
congregazione degli "eremiti di Santa Maria in Gonzaga".
Insegna
araldica
Congregazione degli eremiti di S. Maria in Gonzaga
Sciolta la congregazione, nel 1578 il
convento fu affidato ai carmelitani.
Soppressa anche la congregazione carmelitana alla fine del secolo
XVIII, l'immagine votiva della Beata Vergine dei Miracoli il
14 dicembre 1791 fu
traslata nella chiesa parrocchiale di Gonzaga.
Dal Sito
della Parrocchia di Gonzaga
Francesco II Gonzaga
Affresco rappresentante fra' Girolamo nel chiostro
del convento di Santa Maria
(1)
IL
CONVENTO DI SANTA MARIA
Il
convento di Santa Maria a Gonzaga ora restaurato e rinato a nuova vita.
La sua scelta interessante storia.
La
sua nascita per merito di Francesco II Gonzaga ed una sua caduta a
cavallo.
Si
può visitare.
Nell'anno
1488, in un giorno imprecisato, Francesco Il Gonzaga, marchese di
Mantova, percorreva la strada da Gonzaga verso Reggiolo, quando, per
una improvvisa impennata del cavallo, cadde a terra e l'animale gli
rovesciò addosso.
I presenti temettero per la vita del marchese, rimasto a terra privo di
sensi.
Questi,
durante la caduta (secondo Donesmondi, ma più probabilmente
don
Girolamo Redini da Castelgoffredo), dignitario al seguito,
implorò la Beata Vergine Maria, inginocchiandosi davanti ad
una
immagine della Madonna dei Miracoli dipinta su un capitello ed adorna
di ex voto.
Nell'implorare
la salvezza del suo signore, fece voto di fabbricare in quel luogo una
chiesa in onore della Vergine stessa e di ritirarsi in quel luogo a
condurre vita eremitica.
E
di fatto il
marchese si rialzò poco dopo, senza aver subito danno
alcuno, ed
informato della preghiera e dei voti del Redini prese a cuore la cosa,
impegnandosi a sostenere il religioso nel suo intento.
Presumibilmente
già nel 1490 iniziava la costruzione della chiesuola e di un
parte del conventino, ove il Redini aveva radunato un gruppo di romiti
che, seguendo la regola di S. Agostino, vivevano sparsi nelle campagne.
Nel maggio
1494 il marchese Francesco Il invitava il vescovo di Reggio a
"concedere indulgenze e privilegi alla capella de Sancta Maria dali
Miraculì ed a riconoscere i capituli de la compagnia" , vale
a
dire la regola che gli eremiti, guidati dal Redini, si erano impegnati
ad osservare.
Con
successivo breve apostolico del 3 giugno 1496, papa Alessandro VI
incaricò il vescovo di Reggio, Gianfrancesco Arlotti, di
esaminare ed approvare la regola dei religiosi con il titolo di Preti
sotto la regola di S.Pietro ed Eremiti della Congregazione di Santa
Maria in Gonzaga, che fu consegnata il 14 maggio 1502
L'abito
ad
essi prescritto era di colore nero, lungo fino ai piedi e con
cappuccio, su una veste bianca, con la facoltà di coltivare
la
barba e di portare calzature.
La
congregazione ebbe immediato seguito, appoggiata dal marchese Francesco
II e da Girolamo Redini nelle vesti di Priore Generale.
Al primo
Capitolo, tenutosi a Gonzaga nel 1502, presero parte numerosi religiosi
provenienti dagli altri conventi che erano dislocati nello Stato di
Mantova, ma anche fuori di esso.
In
particolare nel mantovano gli Eremiti di Santa Maria di Gonzaga avevano
due conventi a Mantova, uno annesso alla chiesa della Madonna della
Vittoria, eretta nel 1496 e per la quale il Mantegna dipinse la
splendida tavola, trafugata dai francesi alla fine del '700 ed
attualmente al Louvre a Parigi; l'altro convento esisteva fuori porta
Pradella, in adiacenza alla chiesa del Santo Sepolcro (edificio oggi
scomparso).
A
Gonzaga,
venuto a mancare il Redini, guida insostituibile, diminuì
rapidamente il numero degli eremiti e, nel 1577, la compagnia fu
soppressa.
Il
duca
Guglielmo affidò il convento ai Carmelitani della
congregazione
di Mantova, ed essi lo tennero fino al 1777 quando anche il loro ordine
fu soppresso per disposizione imperiale e la chiesa affidata per
l'officiatura al parroco locale.
Pochi
anni
dopo, nel 1791, il quadro raffigurante la Beata Vergine dei Miracoli e
gli altri arredi furono trasferiti nella chiesa parrocchiale di
Gonzaga, ove tuttora si conservano.
Le
origini del convento sono strettamente connesse con quelle della Fiera
Millenaria di Gonzaga.
Nel
1495 il
marchese stabiliva che la prima domenica di luglio si sarebbe dovuta
celebrare la festa della Madonna e che si potesse commerciare ogni
bene, senza il pagamento di dazi.
Un
anno dopo,
la festa fu spostata all'ultima domenica di luglio e, poco dopo ancora
(sicuramente già nel 1499), definitivamente fissata all'8
settembre, ricorrenza della Natività di Maria.
Per tutto il secolo XVI fu confermata la fiera, con l'eccezione di
qualche anno per motivi contingenti.
Dal
1580 poi,
con l'arrivo dei Carmelitani, il duca Guglielmo concesse ai frati 33
biolche di terra per la loro sussistenza ed il privilegio della fiera
dell'8 settembre, con esenzione da ogni dazio.
Tale
privilegio fu confermato dai successori di Guglielmo e poi dagli
imperatori austriaci, dopo il 1707.
Il
complesso
monumentale dell'ex convento di S. Maria ha subito notevoli
integrazioni, modifiche e purtroppo demolizioni nel corso dei secoli.
Oggi si
presenta con un chiostro sul quale si affacciano sale sia al piano
terreno che al primo piano, limitatamente ai lati sud, ovest e parte
del lato nord.
La restante
porzione delle costruzioni a nord è crollata, mentre la
chiesa
è stata demolita, ad eccezione del presbiterio, inglobato in
una
successiva costruzione.
E'
comunque
possibile individuare il nucleo originario, costituito da un piccolo
cortile quadrato porticato e limitato per tre lati dalle costruzioni ad
uso degli eremiti e per il quarto lato dalla chiesa.
L'accesso
avveniva tramite un piccolo locale, adiacente alla facciata ed
all'ingresso della chiesa, in fregio alla strada che da Gonzaga conduce
a Reggiolo.
Il
porticato,
retto da colonne in cotto con capitelli a scudo dello stesso materiale,
era coperto da volte a crociera in muratura e protetto dalle intemperie
da un tetto in laterizio a quattro falde convergenti verso l'interno.
Difficile
descrivere le caratteristiche della chiesa, quasi completamente
demolita, ad eccezione del presbiterio che conserva, pur se nascosto,
l'arco trionfale impostato su semicolonne e capitelli a scudo analoghi
a quelli del chiostro.
Ben
conservate invece le sale del lato sud e, dopo il recupero, del lato
ovest, coperte da volte con testa a padiglione con vele perimetrali.
Il
complesso,
nel suo insieme, può essere avvicinato alla architettura
degli
ordini mendicanti, ed in particolare a coloro che osservavano la regola
di S. Agostino, dal cui ceppo sembrano trarre origine gli eremiti di
Gonzaga.
Particolarmente
significativo, come già sottolineava Luisa Bertazzoni, il
linguaggio architettonico impiegato dai costruttori: le colonne ed i
capitelli a scudo, come pure l'impostazione generale del fabbricato,
l'impiego di murature con giunti stilati e di finiture con intonaco
dipinto a finto mattone si avvicinano alla tradizione locale
tardogotica, quando, già da oltre mezzo secolo, anche
Mantova
aveva acquisito i modi e le forme proprie del rinascimento fiorentino.
Dopo
l'ingresso dei Carmelitani il convento fu in parte ristrutturato per le
mutate esigenze, proprie della vita comunitaria dell'ordine, con la
sopraelevazione del porticato realizzando un corridoio perimetrale
anche al primo piano.
Inoltre,
intorno al 1640, i frati fecero fabbricare, in fregio alla strada, 70
occhi di portico che venivano affittati ai mercanti nel periodo della
fiera, e che furono demoliti agli inizi di questo secolo.
L'aspetto
interno del fabbricato mutò ancora nel secolo XVIII in
particolare per quanto riguarda il chiostro, completamente
reintonacato, con un basamento di color rosso mattone, le colonne
bianche, i capitelli grigio-azzurri, bianco avorio le pareti
soprastanti con l'eccezione delle finestre, limitate da una stilatura e
coloritura a mo' di falsa centinatura e delle cornici di gronda, che
richiamavano il colore dei capitelli.
Le
volte
sotto il porticato furono alternativamente dipinte di bianco e giallo
mentre tutte le lunette venivano affidate al pittore Pietro Mazzoccoli
di Carpi, con il compito di dipingere scene della vita di S. Alberto
degli Abati, oggi conservate solo in parte.'
Lo stesso pittore probabilmente decorò anche l'entrata,
secondo quanto sostiene lo storico Eustachio Cabassi (Garuti).
Quest'ultimo
locale è attualmente in corso di restauro: si spera di poter
recuperare intatti i dipinti del Mazzoccoli, sotto vari strati di
colore apposti successivamente.
Dopo
la
soppressione della congregazione carmelitana il convento fu
abbandonato, la chiesa demolita, e la restante porzione del fabbricato
passò attraverso vari proprietari: nel corso della prima
meta'
del nostro secolo era abitato da circa una trentina di famiglie che,
tamponate le arcate del chiostro e suddivisi i locali con tramezze,
vivevano nella indigenza, garantendo da un lato la conservazione del
fabbricato, ma provocandone dall'altro il degrado, con interventi
incongruenti.
Negli
anni
'70, abbandonato da queste famiglie, fu in parte adibito ad officina
meccanica, con grave pregiudizio per le finiture e per le stesse
strutture.
Nel
1980, l'ex chiostro ed i locali ad esso adiacenti, sono stati
acquistati dal comune di Gonzaga ed è stato avviato un
processo
di recupero dell'immobile, a partire dalle opere di consolidamento e
dal rinnovo della copertura.
Tratto da: "Gonzaga, Gonzaga", a cura di Mario
Cadalora.
Convento S. Maria
Da Istoria
ecclesiastica di Ippolito Donesmondi, 1612
Da Compendio cronologico-artistico
della storia di Mantova, 1827
Da Atti e memorie Accademia
Virgiliana di Mantova, 1884
Dal GONZAGONE 2021
Preghiera alla Madonna dei Miracoli
O Maria Santissima dei Miracoli,
Tu ci vieni incontro portandoci Cristo.
Il tuo gesto è pieno di significato.
Egli è il dono che l’Eterno Padre fa a ciascuno di noi.
Arriva a noi perché portato da Te,
perché Figlio di Dio, si è fatto uomo nel tuo seno,
ed è offerto dal tuo cuore e dal tuo seno di Madre.
Tutto questo ci commuove profondamente,
e desta in noi vivissima fiducia.
Madre Santissima, fa' che riceviamo,
con la più grande apertura d’animo,
Cristo dono di Dio che passa per le Tue mani.
Aiutaci con la forza della Tua preghiera e del Tuo esempio
ad accettare il Tuo Figlio come norma della nostra condotta;
aiutaci ad affinare la sensibilità così che troviamo in Lui
la fortezza nelle ore della prova, il conforto nelle ansie,
l’aiuto nelle stesse necessità naturali.
Madre Santissima dei Miracoli prega per noi,
accompagnaci nel cammino della vita;
resta con noi. Amen.
Tre Ave Maria.
Regina dei Miracoli, prega per noi.
Mons. Giuseppe Lanave
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